Il surplace del pollivendolo

 

Negli ultimi tre mesi ho avuto qualche problema in famiglia e mi è capitato di leggere la "Gazzetta" solo ogni tanto. Solo oggi, quindi, sfogliando una rivista di ciclismo, ho saputo della scomparsa di Vanni Pettenella. Sono rimasto con il "magone" perché ho conosciuto molto bene Pettenella. Un paio di volte ci ho corso anche assieme: Vanni davanti e io dietro.

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I più lo ricordano per quell’interminabile surplace con Sergio Bianchetto sulla pista di Varese il 27 luglio 1968 nelle semifinali per il titolo italiano. La telecronaca di Nando Martellini venne interrotta diverse volte per dare spazio ad altri collegamenti perché i due sprinter, peraltro molto amici, non si sognavano neppure di muoversi. Il surplace terminò dopo un’ora tre minuti e cinque secondi – nuovo record del mondo – quando Bianchetto crollò a terra svenuto: il caldo e la tensione l’avevano sfinito.

Quel surplace fece epoca anche se sette o otto anni dopo – mi pare di ricordare – al Velodromo Olimpico di Roma, assistito dal professor Dal Monte, il pistard Del Zio compì l’impresa di restare immobile in bicicletta per oltre due ore.

Ricordare Vanni Pettenella solo per quel surplace è assolutamente ingeneroso perché è stato un grande del ciclismo su pista.

Giovanni Pettenella nasce a Caprino Veronese, ridente centro in collina, il 28 marzo 1943. La famiglia si trasferisce a Milano, zona Affori, dove apre una polleria. Il Vanni aiuta nel negozio ma ha tanta passione per lo sport e comincia a tirare calci nei pulcini del Milan … niente male! Poi segue le orme del padre, ex ciclista dilettante, e nel 1958 vuole iniziare a correre in bicicletta. Però per correre negli Esordienti bisogna essere nati nel 1942. Falsifica qualche documento e stacca la licenza per la Bruzzanese Brill, la squadra del suo quartiere. Con la maglia gialla della Bruzzanese Brill vince molte corse, non solo in volata ma anche in salita.

Subito inizia a frequentare il Vigorelli e si capisce subito che ci sa fare. Non ha il fisico classico del velocista. E’ alto, magro, le gambe sono lunghe e la muscolatura non è quella tipica dello sprinter. Quando lo vedo la prima volta, dopo che avevo letto dei suoi successi su strada, non mi fa una grande impressione: più stradista che pistard. Di lui mi impressionano i piedi: con gli scarpini sono lunghi, 44 o 45?

Lo incontro alcune volte in allenamento sulle strade della Brianza. Non sembra si danni mai l’anima e nelle tasche posteriori porta sempre una radiolina a transistor che ascolta volentieri.

Frequenta sempre di più la pista, si iscrive alla scuola "Fausto Coppi", sul "parquet" del Vigorelli osserva con attenzione i campioni e cerca di carpire loro tutti i segreti degli sprinter. E’ uno dei pochissimi giovani che vuole apprendere le tecniche del surplace.

Nel 1960 vince il titolo tricolore della velocità allievi. Due anni dopo è tricolore nei dilettanti. Nel 1964 vince su strada la Coppa Del Grande, classica corsa d’apertura dei dilettanti. Va alle Olimpiadi di Tokio senza essere considerato la prima punta della squadra azzurra: è secondo per un nonnulla nel chilometro dietro un certo Patrick Sercu poi si assicura l’oro della velocità superando Sergio Bianchetto in finale. Il bello è che il Vanni rischia l’eliminazione negli ottavi, rientra attraverso la lotteria dei ricuperi. Nei quarti gli tocca quindi Sercu e sembra finita, invece elimina il belga. In semifinale incontra quel vecchio volpone di Trentin, francese di origini venete.1-1 dopo le prime due volate; si ricorre alla "bella". Il Vanni ci schiaffa un surplace di ventidue minuti e poi supera il francese.

Sempre nel 1964, in dicembre, al vecchio Palasport di piazza 6 febbraio, eguaglia il record mondiale dilettati dei 200 metri lanciati con 11" e 40/100.

Nel 1965 passa professionista per i colori della GBC. Nel 1966 è eliminato nei quarti ai campionati mondiali. Nel 1968 conclude la Milano-Sanremo al 116° posto. Ai campionati italiani su pista, dopo il famoso surplace con Bianchetto, è battuto in finale da Beghetto.

Poi fa il giramondo fra piste e Se Giorni. Smette nel 1975 e apre un suo negozio di biciclette ad Affori.

Ciao, Vanni.

 

30 marzo 2010