Renzo Zanazzi compie ottantotto anni

 

Quando, nel 1971, Gosta Pettersson fu il primo ed unico svedese a vincere il Giro d’Italia, sollevò un certo interesse ed una sincera simpatia il fatto che i Pettersson fossero tre fratelli e che tutti avessero intrapreso la carriera ciclistica. Beh, anche in questo, noi italiani non siamo secondi a nessuno. A parte l’infinita genìa dei Moser, penso che i precursori siano stati, almeno nel passato prossimo, i fratelli Zanazzi.

Renzo, il più vecchio, è nato il 5 aprile 1924, Valeriano il 13 luglio 1926 e Mario il 6 aprile 1928. I tre Zanazzi sono nati con una quasi perfetta scadenza biennale l’uno dall’altro ed ognuno in una località diversa: Renzo a Gazzuolo, Valeriano a Marcaria e Mario a Campitello di Marcarla, tutte località del mantovano.

Dei tre fratelli Renzo fu quello che ebbe la migliore carriera professionistica anche se, negli anni ’40, in molti prevedevano sfracelli da parte di Valeriano, più prestante fisicamente e vicecampione italiano di ciclocross nel 1944, quando era ancora militante nella categoria "Allievi".

Renzo, dopo i travagli della guerra, fu portato da Eberardo Pavesi alla Legnano al servizio di Bartali e con Gino restò tre anni. Il campione toscano apprezzava Renzo tanto che sia nel 1946 sia nel 1947 lo volle con sé alla Tebag per due vittoriosi giri della Svizzera.

Successivamente, Renzo fece un po’ il giramondo: nel 1948 corse per la Cimatti, poi passò alla Viscontea, poi due anni alla piacentina Arbos, infine, nel 1952, Fiorenzo Magni lo volle con sé alla Ganna.

Appassionatissimo di ciclismo, alla fine degli anni ’40 fondò a Milano, dove gli Zanazzi si erano da tempo stabiliti, la Società Ciclistica Fratelli Zanazzi. Con la caratteristica maglia arancione e con le biciclette Zanazzi hanno corso centinaia di giovani ciclisti.

Renzo Zanazzi non vinse molte corse nella sua carriera però fu specialista nelle vittorie di tappa nei Giri: una tappa al Giro d’Italia nel 1946, due tappe nel 1947, una tappa al Tour de Suisse del 1946 e una nel 1947.

Il suo periodo migliore fu quello iniziale, quando era al servizio di Bartali, forse perché quel brontolone di Gino lasciava una certa libertà ai gregari preferendo sbrigarsela da solo nei momenti cruciali delle corse.

Fu così che, nella prima tappa del Giro del 1947, la Milano-Torino, ebbe via libera, vinse la tappa e indossò la maglia rosa per tre giorni.

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Giuseppe Ambrosini scrisse: " … nella prima tappa, la fuga iniziata a Novara da Zanazzi, Fondi, Vicini, Lambertini non avrebbe certo avuto esito se questi uomini avessero rappresentato una minaccia per chi aspira a vincere il giro. L’azione dei su citati uomini è stata veramente brillante, specie quella di Zanazzi e di Vicini, ma essi hanno scontato in seguito il loro brio; le vittorie di tappa sono spesso lo specchietto per le allodole. Zanazzi, poi, s’è inebriato della maglia rosa e pur sapendo che essa era un peso superiore alle sue forze, ha cercato di farle fare bella figura e l’ha difesa degnamente per un paio di tappe. La sua baldanza è stata perfino eccessiva ed egli ne ha presto pagato il fio. Ha dato tutto per non essere travolto dalla mischia suscitata dalla mossa di Ortelli su Col Caprile e c’è riuscito, ma si vide già sulla Scoffera, al ritorno, che non sarebbe stato capace di tenere a lungo la maglia della distinzione. Gli è stato permesso di conservarla ancora per un giorno, perché la Genova-Reggio è stata una tappa di relativa sosta; ma all’inizio della Reggio-Prato è, ancor più improvvisamente e nettamente di quanto si poteva prevedere, caduto sulle ginocchia. Egli è indubbiamente un giovane di classe, ma non credo che neppure la maggiore maturità riesca a farne uno specialista di corse a tappe. Il suo campo è la corsa in linea e non aggravata da salite di alto grado; il suo stile, il suo temperamento vivace, pronto, deciso, lo rendono un bel corridore tipo francese, e sarebbe interessante vederlo a una Parigi-Roubaix, a confronto con gli Idèe, i Thiétard, i Van Steenbergen, gli Schotte … ". Anche il grande Pepp Ambrosini, a parte i geroglifici linguistici dell’epoca, ogni tanto "toppava". Come si fa a non tenere in considerazione il fatto che Renzo Zanazzi era al Giro con il compito di aiutare Bartali al quale, a Prato, passò direttamente la maglia rosa? Due giorni dopo, riacquistate le energie e libero da impegni, Renzo vinse la tappa di Firenze davanti a Giordano Cottur e Giulio Bresci. Finì il Giro quindicesimo in classifica ma è doveroso ricordare che in quel Giro del 1947 solo tre corridori indossarono la maglia rosa: Renzo Zanazzi, Gino Bartali e Fausto Coppi.

Buon compleanno Renzo.

 

5 aprile 2012