Campagnolo o Simplex?

 

Alla fine della guerra, dopo anni di indicibili sofferenze, la gente aveva un irrefrenabile desiderio di ritornare ad una vita normale, di lavorare, di divertirsi, di tornare a vivere, insomma.

Malgrado le difficoltà economiche, si andava a ballare, al cinema, al bar, allo stadio.

La seconda metà degli anni quaranta fu caratterizzata inoltre da quelle forme di rivalità che infiammavano i cervelli della gente.

Queste rivalità, quasi sempre dualismi, erano presenti in tutti o quasi i settori della vita quotidiana. In politica avevamo comunisti contro democristiani, Togliatti contro De Gasperi; prima del referendum c’erano stati monarchici contro repubblicani. C’era la rivalità Vespa-Lambretta; erano in arrivo quelle Loren-Lollobrigida e Callas-Tebaldi.

Le rivalità in campo sportivo erano altrettanto sentite e sfociavano in polemiche accanite e durature.

Paradossalmente, in quegli anni, le passioni in campo calcistico non giungevano a valori di guardia perché lo strapotere del Torino di Mazzola, Loik e Bacigalupo raffreddava anche gli animi più accesi.

In campo motociclistico a tenere banco era lo scontro Gilera-Guzzi ma, al primo posto in tutte le polemiche, le discussioni da bar e le liti era il ciclismo con lo scontro Coppi-Bartali, il duello del secolo.

Le dispute giungevano, a volte, all’esagerazione e si arrivava ad avere anche i tifosi della Bianchi, contrapposti a quelli della Legnano: i biancocelesti, o aquilotti, contro i verdeoliva, o ramarri.

Si discuteva se Giovannino Corrieri, Mario Ricci e Virgilio Salimbeni, gregari di Gino, fossero più o meno forti di Aldo Ronconi, Oreste Conte e Bruno Pasquini, gregari di Fausto.

C’era poi un motivo di discussione "trasversale" alle passioni dei bartaliani e dei coppiani e riguardava i cambi di velocità delle biciclette da corsa: era meglio il Campagnolo o il Simplex?

Il Campagnolo, ideato dal geniale industriale vicentino Tullio Campagnolo nel 1940, veniva contrapposto al francese Simplex, lanciato su larga scala alla fine della guerra.

Il Simplex era più moderno, si cambiava azionando una leva posta comodamente sul tubo traverso e, soprattutto, consentiva di continuare a pedalare in avanti durante la "cambiata".

"Si, però, non è ancora affidabile …. non è ancora ben collaudato …. ha un meccanismo delicato …. il tendicatena introduce attriti eccessivi …. voglio vedere sulle strade con il fango …. e poi è francese."

"Il Campagnolo è vecchio e superato …. per cambiare bisogna piegarsi fin dietro la sella …. bisogna allentare la ruota posteriore, cambiare e bloccare di nuovo la ruota …. e poi, al momento della "cambiata", devi pedalare all’indietro …. è pericoloso."

"Si, però è collaudatissimo …. non ha il tendicatena …. vuoi mettere? …. e poi …. e poi, è italiano!"

Ho definito queste discussioni "trasversali" alla rivalità Bartali-Coppi perché i due campioni non erano particolarmente legati a questo o quel cambio. Coppi utilizzò quasi sempre il Campagnolo, salvo scegliere il Simplex in particolari occasioni. Nell’indimenticabile Tour de France del 1949, Fausto montò il Simplex con deragliatore della stessa marca per la doppia moltiplica. Tornò poi ad usare il Campagnolo nel 1950 e 1951, quando la casa di Vicenza lanciò il modello "Paris-Roubaix" ad una sola leva, un vero gioiellino della meccanica, che però richiedeva sempre la contropedalata.

Fiorenzo Magni, il terzo uomo del ciclismo italiano, utilizzò il Campagnolo, salvo abbandonarlo per il Simplex, con il quale divenne il "Leone delle Fiandre".

Bartali, invece, si distinse. Restò sempre fedele al cambio Campagnolo finchè rimase alla Legnano, ma, nel 1949, quando cominciò a gareggiare sulle biciclette che portavano il suo nome, si lasciò convincere da argomentazioni più economiche che tecniche a montare il cambio Cervino.

Il Cervino era la modernizzazione del vecchio cambio Vittoria Margherita, che aveva spopolato dal 1930 ai primi anni quaranta. Si poteva finalmente continuare a pedalare in avanti ma bisognava allentare il tendicatena, cambiare e ripristinare la giusta tensione. L’operazione era piuttosto complicata perché occorreva manovrare alternativamente due levette poste sul lato destro del tubo traverso. Si diceva che questo cambio non fosse molto affidabile e fosse causa di molti grattacapi per il campione toscano. I maligni dicevano che era un cambio che sapeva usare solo Bartali.

Nel 1951 venne posto sul mercato il cambio Campagnolo modello "Gran Sport", che fu il capostipite di tutti i cambi moderni. In breve tempo tutti lo usarono e regnò incontrastato e senza che fossero apportate modifiche concettuali fino all’avvento dello Shimano.

Ma, a proposito di cambi, ci sono alcune cose delle quali non sono mai riuscito a darmi una spiegazione.

Perché, anche da parte di persone addette ai lavori, gli ingranaggi della ruota libera vengono comunemente chiamati "rapporti"?

"Adesso le ruote libere montano sino a dieci rapporti." Si sente dire, ma nelle ruote libere ci sono dieci ingranaggi o pignoni non rapporti perché il rapporto è costituito da due termini: il numero dei denti della moltiplica ed il numero dei denti dell’ingranaggio posteriore.

Il rapporto è, per esempio, 53x14, cinquantatre denti della moltiplica e quattordici dell’ingranaggio della ruota libera.

Ma, allora, perché si dice 53x14? Se si tratta di un rapporto, come si tratta, si dovrebbe dire 53:14. E’ una divisione non una moltiplicazione, tanto è vero che cinquantatre diviso quattordici e moltiplicato per la circonferenza esterna della ruota dà come risultato lo sviluppo lineare per ogni pedalata.

E allora sorge un’altra domanda: perché la moltiplica si chiama così?

Dovrebbe in realtà chiamarsi "dividendo".

 

10 luglio 2004